Da allora tutti gli esperti di comunicazione cominciarono a capire che la partita si giocava anche
su un campo che loro non avevano mai esaminato a fondo.
E io questa cosa qui la sperimentai quando mi misi a guardare il modo di operare mio e dei miei
colleghi.
Ora ti dirò una cosa che ti farà arrabbiare:
La maggior parte dei miei colleghi esaminatori decideva il voto dopo 1 minuto di chiacchierata.
Si hai capito bene. Un solo minuto.
E ti dico di più;
in molti (mi ci metto anche ne mucchio…pur essendo un assistente che metteva voti alti) credevano
di avere un dono: capire sin dalla presentazione se lo studente aveva studiato o meno.
In realtà non era un dono ma un PREGIUDIZIO.
Un giudizio fondato esclusivamente sul modo di presentarsi.
Approfondendo gli studi sulla comunicazione mi sono reso conto che non esiste cosa più scontata…
altro che dono.
La Prof.ssa Blair - altro mostro sacro di questo mondo - ha dimostrato che le persone si giudicano
dopo appena 7 secondi.
Hai mai detto la frase: “A pelle quella persona non mi piace”, “A pelle quel tizio mi sta antipatico”.
E se ci pensi “a pelle” giudichiamo e valutiamo le persone sempre…in ogni momento.
Certo poi magari la conoscenza ci può portare a cambiare la valutazione iniziale,
ma nel caso di un esame quanto tempo hai per far cambiare idea ad un assistente o a un docente.
E’ così poco il tempo di un esame che non basta di certo per superare il Pre-giudizio del Prof. o
dell’assistente.
L’esprimere un voto o un giudizio è quanto di più difficile esiste a questo Mondo ed è così difficile,
consciamente o meno, saper essere meritocratici o meglio indifferenti rispetto ai segnali che provengono dalla comunicazione para verbale e non verbale.
Immagina che fu fatto uno studio anche sul modo di giudicare dei giudici.
La Corte Suprema Israeliana condannava con pene più severe gli imputati che avevano un t-shirt
in sede d’udienza rispetto a quelli che erano vestiti con la camicia.
Non so se sei appassionato di Gomorra, la famosissima fiction su Sky, ma c’è una scena che la
dice lunga su questo aspetto:
Don Pietro Savastano, il grande boss, in carcere stringe un rapporto molto stretto con un detenuto
giovanissimo (si sente un pò il suo padre adottivo).
Un bel giorno Don Pietro vede il suo figlioccio molto preoccupato e viene a scoprire che questi
doveva essere tradotto in tribunale (portato in tribunale…scusa ma ogni tanto esce fuori il penalista che è in me) per l’udienza finale, quella della sentenza.
Al che Don Pietro, dall'alto della sua esperienza e della sua “magnanimità” di padrino gli dice:
“Pascalì miett a camisa…” (Pasqualino indossa la camicia)
Lui dopo un pò di remore - reverenziali - la indossa e Don Pietro si affretta a dire: “Ah accusì par
n’omm onest”.(Ecco così sembri un uomo onesto).